LIBERA


Dasa viene rimessa in libertà il 28 aprile 1966.

Adesso nella torre di Písek il guardiano notturno sta suonando l'ora, la chiusa dell'Otava mormora e i grilli stridono, dalla Rosa Bianca risuona un po' distorto un vecchio tango e il cameriere abbassa le luci
…L'espresso attraversa il ponte rimbombando. Se adesso guardassi a destra vedrei la mia casa. Ex-casa. Resistetti. Guardai a sinistra.
Il fiume Otava e la torre, chissà se il guardiano notturno abita ancora lì? Le mura e la porta di Putim. Tutto come allora. Sono a casa!



Tornata a Písek,  vive con la madre in un monolocale, trova lavoro in un’industria di bibite e fa una vita molto modesta, anche perché dallo stipendio viene detratto ciò che deve al Ministero degli interni per le domeniche in cui in carcere si era rifiutata di lavorare.
Il nr. 55 di via Chelčický a Písek oggi. 

“La nuova casa di mia mamma ha 700 anni. Una volta al pianoterra c'era una cartoleria… Attaccata alla casa c'era una viuzza stretta, ritrovo di gatti e di una strana zitella… Ci minacciava con una bacchetta quando passavamo correndo a rotta di collo davanti all'androne… Eccoci a casa – dice la mamma aprendo il pesante portone. Entriamo in quell'antico mistero. I nostri passi rimbombano stranamente sull'acciottolato… Mezza cucina è occupata da una vecchia vasca di ferro. Quando ho visto quella vasca, la casa mi è piaciuta subito – spiega la mamma con orgoglio„

 
Grazie alle lezioni frequentate in carcere, riesce a passare l’esame statale di inglese; intanto in Cecoslovacchia sboccia la Primavera del 1968. Durante questi mesi di libertà Dáša è una delle fondatrici della sezione locale del K 231, l’associazione che riunisce gli ex-detenuti cosiddetti “politici”:


Ma quando i tank sovietici invadono la Cecoslovacchia, con la madre decide di raggiungere Marta in Australia.